In ritardo, a rischio i piani dell'Italia per i fondi Ue
Quando Mario Draghi ha lasciato il governo italiano l'anno scorso, Bruxelles si è preoccupata per il destino dei fondi di ripresa dell'UE che aveva negoziato per il suo paese. Ora crescono i timori che miliardi di euro possano essere a rischio.
"Non sono preoccupata per i ritardi", ha insistito lunedì il premier Giorgia Meloni, subentrato a ottobre, aggiungendo che eventuali problemi con il piano "non sono frutto di scelte di questo governo".
L'Italia è il principale beneficiario di un fondo dell'Unione europea per aiutare il blocco a riprendersi dalla pandemia di coronavirus, con uno stanziamento di 191,5 miliardi di euro (210 miliardi di dollari) in sovvenzioni e prestiti da pagare a rate fino al 2026.
In cambio, Draghi ha accettato un calendario di obiettivi e l'attuazione di riforme economiche a volte impopolari.
Ma Draghi, ex presidente della Banca centrale europea (BCE), si è dimesso la scorsa estate dopo che il suo governo di coalizione è andato in pezzi e gli è succeduto come premier Meloni, leader indiscusso del partito di estrema destra Fratelli d'Italia.
A fine marzo l'Ue ha congelato il terzo pagamento programmato all'Italia da 19 miliardi di euro, in attesa di chiarimenti su alcuni dei 55 obiettivi previsti nella seconda metà del 2022. Una nuova scadenza è stata fissata per la fine di aprile.
In gioco c'è la credibilità dell'intero schema Ue, del valore di 800 miliardi di euro e – per la prima volta nel blocco – finanziato dal debito comune, nonostante le remore dei cosiddetti "frugali" membri del nord dell'Ue.
Il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni, lui stesso ex primo ministro italiano, ha avvertito a marzo che "noi italiani non possiamo essere responsabili del fallimento dei primi eurobond a livello europeo, sarebbe davvero un disastro dal punto di vista europeo".
Se il progetto fallisse, l'Italia indebitata "avrebbe sprecato un'occasione unica" e in futuro "l'Ue diventerà più austera" nell'applicare regole di bilancio più rigide, ha aggiunto un altro ex premier italiano, l'economista Mario Monti.
Bruxelles ha problemi con alcuni dei piani dell'Italia per i soldi, tra cui la ristrutturazione di uno stadio di calcio a Firenze e la costruzione di un centro sportivo a Venezia.
I fondi dell'UE dovrebbero essere concentrati su progetti che promuovono la digitalizzazione, la transizione verso un'economia più rispettosa dell'ambiente e le infrastrutture, in particolare il settore ferroviario.
Altro punto controverso è la decisione della Meloni di ritardare di almeno un anno l'apertura a gara pubblica delle concessioni balneari in Italia, decisione che ha suscitato un rimprovero da parte dell'organo giudiziario indipendente del governo.
Anche la spesa è in ritardo, con l'Italia che inizialmente sperava di spendere più di 40 miliardi di euro entro la fine del 2022. Ma sono stati impegnati solo 12 miliardi, il sei per cento del totale dei fondi Ue, secondo la Corte dei Conti.
"Ci sono chiaramente ritardi per quanto riguarda la spesa e la costruzione, non tanto nel raggiungimento degli obiettivi", ha detto all'AFP Lorenzo Codogno, ex capo economista del Tesoro italiano.
"Non ci sono possibilità di ottenere un accordo da Bruxelles sull'estensione della scadenza oltre il 2026. L'Italia deve raggiungere tutti i traguardi e gli obiettivi entro quella data", ha aggiunto.
Quando è entrata in carica, la Meloni ha chiesto a Bruxelles di modificare il piano di Draghi per consentire le gare pubbliche per i progetti per tenere conto dell'impennata dei prezzi dell'energia alimentata dalla guerra in Ucraina.
Ma ci sono altri problemi di lunga data che hanno ostacolato l'efficiente utilizzo dei fondi dell'UE, tra cui la mancanza di funzionari pubblici per amministrare i fondi e la leggendaria burocrazia italiana.
Sono emerse tensioni anche con i partner della coalizione di Meloni su come gestire i soldi.
Un membro del partito della Lega di Matteo Salvini ha proposto di rinunciare ad alcuni dei fondi piuttosto che indebitarsi per progetti non necessari, un'idea che Meloni ha rapidamente respinto.
Il piano di ripresa ha già contribuito alla caduta di un governo, dopo che un partner della coalizione dell'ex premier Giuseppe Conte ha ritirato il suo sostegno nel gennaio 2021, criticando la mancanza della portata del programma.
"E' in gioco la credibilità dell'intero Paese", ha avvertito Conte la scorsa settimana, aggiungendo che il fallimento "non è solo il fallimento di Giorgia Meloni ma quello di tutta l'Italia".
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